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Gli stati d'animo


Prima di entrare nello specifico dell’argomento desideriamo ringraziare Dio per la sua guida tangibile nel nostro cammino con Lui, che non ci ha lasciato statici, ma ci ha voluto attivi e ci ha portato sempre più nel profondo a vedere nell’esperienza concreta come tutto parte dallo spirito e si ripercuote sull’anima e quindi sul corpo. Abbiamo visto che è fondamentale vivere immersi in Dio e permettere allo Spirito Santo che armonizzi tutto in noi per essere felici, raggiungere la pienezza e diventare creature nuove che sanno rapportarsi con gli altri ed esprimersi con la libertà dei figli di Dio.


Durante il cammino di accompagnamento delle persone abbiamo osservato come le ferite, i peccati nostri ed altrui, che lasciano un segno nell’anima, creano in noi un certo stato d’animo. Esso è un atteggiamento che blocca la circolazione dello Spirito Santo tra spirito, anima e corpo.


Abbiamo individuato 5 principali stati d’animo. Essi sono collegati l’uno all’altro e quando non si guarisce dal precedente si cade nel successivo, peggiore, e un po’ alla volta non circola più lo Spirito Santo ma un altro spirito abita in noi. Essi sono: paura, sensi di colpa e colpevolizzazioni, vittimismo, rancore, odio. Gli arcidemoni e i demoni fanno leva su di essi suscitando pensieri distorti, sentimenti negativi, che ci portano fuori dalla verità, istigando violenza, divisione e così ci conducono sempre più in basso.


Paura



Ce ne sono di ogni tipo e di ogni forma, sono sempre generate dal male, da Lucifero e hanno la loro sede nella paura della morte, come già abbiamo trattato in quel capitolo. La paura di per sé è normale, diventa invece patologico restare nella paura, essere bloccati da essa. E’ in modo particolare l’arcidemone Anubi che si occupa di suscitare nelle anime questo stato d’animo. Restare nella paura ed alimentarla ci fa passare al secondo stato d’animo.

Facciamo un esempio:

Ho peccato > non sento il perdono di Dio > ho paura di Dio. A questo punto se non faccio un passaggio nella fede consapevole che Dio mi ama e mi ha già perdonato entro nel senso di colpa affermando: E come può il Signore amarmi? > io sono fatto così > io sbaglio sempre. Ora son caduto nel senso di colpa.


Sensi di colpa e colpevolizzazioni


Gli arcidemoni soffiano sui sensi di colpa assieme a Lucifero che agisce sempre stuzzicando in noi l’orgoglio e l’egoismo. Se non sono vigilante mi ritrovo facilmente a pensare: In realtà ho sbagliato perché è stato lui/lei a trarmi in errore > non doveva agire così > è proprio colpa sua. Ormai sono nello stato d’animo della colpevolizzazione. Se qui non ne esco velocemente con l’aiuto della Fede, dell’amore di Dio, dei sacramenti, della comunione, immergendo tutto in Cristo per risorgere con Lui, posso cadere in breve tempo nel vittimismo.


Vittimismo


Mi trovo in questo stato d’animo allorchè elaboro un pensiero di questo tipo: Ecco, tutti ce l’hanno con me > io mi sono sempre comportato correttamente > invece quello lì che agisce in quel modo…e quell’altro…

Posso giungere anche a colpevolizzare e accusare Dio: A me capita sempre di tutto… > questo proprio Dio non lo doveva permettere! > E poi guarda io servo Dio fedelmente, invece quelli che fanno tutto ciò che vogliono, di tutto e di più, son sempre baciati dalla fortuna, tutto gli va bene! A questo punto è invece necessario chiedersi: “Ma che cosa mi vuol dire il Signore attraverso ciò che mi sta capitando? Cosa ne posso trarre di bene da questa situazione?” Se non faccio questo passo è facile cadere nel rancore.


Rancore


Si è nel rancore non solo quando se n’è pienamente consapevoli affermando: Ce l’ho con lui, ma anche quando si dice: Gli ho perdonato…però non voglio più ad avere a che fare con lui, nel senso che si chiude a Dio ogni porta, anche se quella persona dovesse pentirsi, cambiare. Nella verità di Dio è sano porsi così: “Finché si comporta così e mi fa del male io non posso avere a che fare con lui, sarei uno stupido, però se dovessi vedere in lui un serio cambiamento sarei gioioso di riallacciare i rapporti con lui”. Attenzione che nel restare troppo nel rancore si finisce nell’odio.


Odio


Qui siamo caduti veramente in basso e il castello che abbiamo costruito è difficilissimo da abbattere. L’odio porta davvero alla morte e fa ancora più male a chi lo cova che a chi lo riceve. Tante strane malattie, scoperte negli ultimi anni, che non si sa che origini abbiano, provengono da lì. Se odio qualcuno è perché prima di tutto odio me stesso, non mi accolgo, non riconosco di essere un figlio amato da Dio. Ciò mi fa ammalare.


Alla radice di questi stati d’animo c’è sempre mancanza di fede o una fede debole.

Se infatti credo fermamente che il Signore ha in mano la mia vita e quella di tutto l’universo, ringrazio sempre e per ogni cosa il Signore, sapendo che tutto concorre al bene di chi Lo ama. Come s. Francesco, in ogni situazione, posso: ”pensare che così Dio vuole” e vivere la perfetta letizia.


Lo stato d’ animo può in qualche modo essere trasmesso alle generazioni.

Abbiamo osservato che c’è una tendenza, legata alle nostre radici, di tramandare alle generazioni quello stesso stato d’animo che si sviluppa di fronte ad una determinata sofferenza. Ad es. madre e figlie tenderanno a reagire con lo stesso stato d’animo davanti ad un certo tipo di sofferenza o ferita sviluppando poi facilmente la stessa malattia.

A volte ci accorgiamo che un certo peccato si ripete nelle generazioni: ciò non è attribuibile al fatto che il peccato si trasmette ma al fatto che ci troviamo ad imitare lo stesso stato d’animo che assumevano i nostri genitori, i nostri nonni ecc. in quella specifica situazione. Questo comporta che il medesimo atteggiamento blocca, in loro come in noi, il rapporto tra spirito, anima e corpo e ciò ci conduce a fare i loro stessi peccati.

La buona notizia è che partendo dallo spirito, con un “Sì” deciso e integro ad incontrare Gesù Cristo, possiamo riscrivere la nostra storia personale e quella dell’umanità. Tante anime, nelle nostre radici, che ancora nel purgatorio avanzano lentamente a causa di uno stato d’animo che le blocca, possono essere molto aiutate dal nostro procedere positivo.


COSA E’ NECESSARIO FARE PER USCIRE DAGLI STATI D’ANIMO NEGATIVI?


I passaggi sono gli stessi di cui già abbiamo parlato per la malattia: riconoscere, accogliere, consegnare al Signore, accompagnati da una vita integra e offerta a Gesù attraverso il cuore immacolato di Maria.


Riconoscere lo stato d’animo in cui mi trovo, la mia umanità fragile, ammetterlo di fronte a Dio, a me stesso, ai fratelli è il primo passo da fare.

Accogliere nella semplicità ciò che ho riconosciuto. Se in questo stadio si risveglia una sofferenza è necessario accoglierla per poterci poi passare con il Signore.

Consegnare tutto allo Spirito Santo perché lo porti a Gesù, nostro Salvatore e non occuparmene più, non trattenerlo nella mia anima e nei miei pensieri.


In tutto questo processo vediamo che dobbiamo essere attivi in Dio. Questo significa lasciare il nostro io, il nostro pensiero, il nostro stato d’animo e consegnarlo allo Spirito Santo.

Non è sempre facile fare questo. Abbiamo riscontrato che uno dei meccanismi più grossi che non ci permette di entrare nel pensiero di Dio è quando ci identifichiamo a tal punto con lo stato d’animo in cui ci troviamo da diventare quello stesso stato d’animo. Non è raro il caso di chi costruisce tutta la propria vita su quello che ritiene essere un problema: attorno a quel problema ha costruito relazioni malate, ha fatto scelte sbagliate; ha costruito muri e maschere alla propria identità. Quando Dio ci illumina e ci mostra questo, bisogna essere disposti a lasciare tutto e ad uscire da quella situazione attorno alla quale abbiamo fatto girare tutta la nostra esistenza.

Questo passo non è scontato perché significa rimettere tutto in discussione. E’ però necessario ed è un passaggio che conduce dalla morte alla vita, dall’abbandonare la patologia e la corruzione al lasciarsi penetrare dalla vita e dal pensiero di Dio. Ci chiede il coraggio di fare un salto profondo nella Fede, il coraggio di spogliarci di tutti gli aspetti più brutti della nostra umanità per entrare nel pensiero di Cristo che ci trasforma. Dobbiamo credere con forza che così facendo quello che può sembrare teoria è invece concretezza. Quando consegniamo tutto al Signore e ci offriamo a Lui, lo Spirito Santo porta il nostro stato d’animo a Gesù con ogni peso e negatività, Gesù si offre, ci ripulisce ed eleva al Padre che, attraverso lo Spirito Santo, ci restituisce tutto rinnovato. Allora l’odio diventa amore, il rancore perdono, la paura coraggio.

Diventiamo così sacerdoti dell’Altissimo che trasforma il male in bene. Ogni limite, errore, peccato è occasione per aiutare in spirito molte altre anime nelle nostre medesime situazioni che possono da noi venire aiutate nel portare i pesi del loro vissuto e delle loro radici, nell’essere risvegliate e liberate.


Se non si riesce ad uscire da uno stato d’animo bisogna andare nel profondo, non c’è da spaventarsi per questo, siamo nella pienezza dei tempi ed abbiamo tutte le grazie per poterlo fare. L’importante è non fermarsi. Ricordiamo che il nostro percorso è diverso da quello psicoterapeutico: in quello si arriva a vedere e riconoscere il proprio vissuto, il proprio stato d’animo; noi, dopo averlo riconosciuto, lo affidiamo a Dio, ci offriamo a Gesù e con Lui lo rivisitiamo. Lui ci accompagna in tutte le situazioni dolorose della nostra vita e, se glielo permettiamo, le risorge.

Vi faccio una confidenza: quando visito una persona, essa inizialmente tende a mascherarsi perché ha paura a mostrare la parte peggiore di sé e teme il mio giudizio. Quando finalmente si riesce a sbloccare questo meccanismo e si entra nella vera profondità, nella vera sofferenza, nella vera umanità di quella persona in quel momento è Gesù Cristo che entra con la forza e la comunione di tutto il popolo. C’è allora come una resurrezione immediata ed esce nella persona la parte migliore. Inoltre, quando cadono le maschere e i pazienti mostrano a me la loro parte più vera, nasce in me un amore profondo, l’amore che sgorga da Dio per loro, perché quella parte più debole, malata, bisognosa è quella parte che più posso/si può amare! Un po’ alla volta, attraverso questo passaggio e con l’aiuto del sacerdote, affiora l’immagine e somiglianza di Dio in quell’anima, la sua originalità e la sua missione che scaturisce e si evidenzia anche attraverso le strade dolorose dell’esistenza. E ciò che fa Dio in un’anima non può che essere amato. Sono le maschere che non si possono amare!


PERICOLI


All’interno delle nostre relazioni, in un cammino di confronto nella comunione, un pericolo nel quale spesso restiamo intrappolati nell’osservarci gli uni gli altri, è “vedere” che gli altri sono sempre più fortunati di noi, hanno una situazione più semplice della nostra, peccati meno gravi. In questo modo diamo ancora più adito allo stato d’animo che stiamo vivendo, ci facciamo un pensiero nostro ed usciamo dalla verità.


Un altro pericolo è accorgersi con chiarezza di blocchi presenti nel fratello ma essere “buonisti”, dirgli “poverino”, dargli una falsa consolazione a buon mercato invece che aiutarlo con amore ad individuare la verità. Questo può contribuire a fermare la sua offerta e trasformazione


Vigiliamo che le nostre relazioni siano sane, siano relazioni in Dio.

Stiamo attenti che il nostro amore egoista, il nostro stato d’animo negativo non blocchi nell’altro la fede e la missione che Dio gli ha affidato. E’ un caso molto più frequente di quanto pensiamo. Facciamo alcuni esempi:

1- Una sorella riconosce chiaramente la volontà di Dio e il suo servizio che è chiaro e condiviso nella comunione, ma se il mio modo di relazionarmi con lei è egoista io la schiaccio e non le permetto di sviluppare appieno la sua missione. Il mio stato d’animo arriva direttamente a lei!

2-Un fratello ha una fede che trasporta le montagne ma se a me, per qualche motivo, quella fede dà fastidio, quel mio stato d’animo diventa uno spirito che può anche fermare in lui quella fede. E’, in ogni caso, un muro duro da abbattere.

3-Se nel mio servizio voglio attirare una persona a me perché mi gratifica che venga a parlarmi, io non riesco ad avere uno sguardo limpido e pulito per accogliere quello che c’è in quella persona e non le permetto di capire qual è la volontà di Dio su di lei.

4- Ho dei desideri irrealizzati che proietto in mio figlio e pretendo che lui arrivi ad essere ciò che io voglio.

5-Mi faccio un’idea di come deve essere mia moglie e di come deve essere la nostra relazione ed esigo che lei si comporti con me nel modo che ho stabilito io.


CONLUSIONE


Siamo ancora ad una svolta, il cammino tra di noi deve crescere sempre in qualità!

Ora, per questo popolo, tutto ciò che è negativo deve andarsene completamente. Ogni pensiero negativo, ogni mormorazione non deve più esserci tra di noi. Abbiamo visto che l’impossibile è diventato possibile, che la comunione nello spirito è reale, che le promesse di Dio si stanno realizzando e ogni volta che abbiamo detto sì al Signore ci ha fatto fare passi in avanti.

Diventiamo pienamente consapevoli che non siamo esecutori degli ordini di Dio ma figli liberi capaci di agire secondo il Pensiero di Dio! A questo Gesù ci richiama nel messaggio del 1.1.2017: “Siete liberi quando mi glorifico in voi”.

Rubrica
a cura del nucleo dei medici
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